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mercoledì 27 aprile 2011

Attenzione e attività arbitrale

La capacità di dirigere in maniera corretta e mantenere l’attenzione per un arbitro di calcio è di primaria importanza. Durante lo svolgimento dell’attività arbitrale essere in grado di gestire e tenere un livello di attenzione adeguato per novanta minuti è indispensabile per raggiungere la sufficiente efficacia nella presa di decisione e conseguentemente nella buona attuazione globale.
Ma cos’è e come funziona l’attenzione?
L’attenzione è un processo cognitivo, cioè relativo alle capacità mentali, che ci permette di selezionare gli stimoli ambientali che sono rilevanti per lo svolgimento di un determinato compito e allo stesso tempo ci consente di ignorare altri stimoli che non sono utili (stimoli distraenti o neutri).
Facciamo un esempio pratico: durante l’arbitraggio di una partita sono stimoli rilevanti tutti quelli inerenti il gioco, il comportamento dei giocatori o dei dirigenti etc. Sono invece stimoli non rilevanti tutti quelli che possono interferire con la buona esecuzione dell’attività: gli insulti dagli spalti, ciò che accade a bordo campo e che non influisce sull’azione ma può essere uno stimolo deconcentrante etc.
Relativamente al funzionamento dell’attenzione vi è un modello teorico che, seppure non perfetto, ci permette di comprenderne molto bene alcuni aspetti (Nideffer, 1976).
Questo modello prevede che l’attenzione possa essere descritta a seconda della sua direzione (esterna/interna) o ampiezza (ampia/ristretta). In base a queste due dimensioni si viene in presenza di quattro principali stili attentivi:

ü  ampio ed esterno: ad esempio quando l’arbitro presta attenzione sia allo svolgimento dell’azione in campo, sia agli allenatori che nello stesso momento stanno protestando in panchina e sono sul punto di avere un diverbio.
ü  ampio ed interno: ad esempio quando l’arbitro si focalizza sui suoi pensieri o quando pensa a come sta arbitrando e se deve mettere in atto delle modifiche nel corso della gara.
ü  ristretto ed esterno: ad esempio quando l’arbitro sta prestando attenzione all’esecuzione di un calcio di rigore o decide un’ammonizione/espulsione e gli stimoli da prendere in considerazione si trovano fisicamente, e contemporaneamente, nel raggio di pochi metri.
ü  ristretto ed interno: ad esempio quando l’arbitro si focalizza su uno o pochi stimoli interni, come la respirazione, un pensiero positivo, l’auto-verbalizzazione per incoraggiarsi a continuare, per concentrarsi e/o recuperare l’attenzione in seguito ad un errore.

Direzione/
Ampiezza
Ampia
Ristretta
Esterna
Valutazione di tutto ciò che accade nel campo e fuori; favorisce lo stato di allerta necessario per reagire agli stimoli esterni
Stato di allerta limitato ad un numero ristretto di stimoli; favorisce la precisione nell’azione da eseguire
Interna
Analisi generale di situazioni o comportamenti passati o futuri; favorisce il perfezionamento delle abilità sportive
Assimilazione delle informazioni provenienti dal proprio corpo/mente; favorisce la presa di decisione e l’entrata in azione rapida

Questi quattro stili naturalmente non sono fissi e continui, ma variano molto velocemente nel corso di una partita, in base alle esigenze che lo svolgimento del gioco richiede. Un buon arbitro deve essere capace di alternare rapidamente e continuativamente gli stili in base alle esigenze del momento (ovvero la domanda da farsi è: qual è lo stile attentivo migliore per questa determinata tipologia di situazione?).
Uno dei compiti dell’arbitro è dunque essere consapevole dello stile prevalente che utilizza e di focalizzarsi su quegli stili che gli sono meno familiari o che ha più difficoltà ad utilizzare. Individuati i punti di forza e di debolezza del proprio funzionamento attentivo è bene pianificare assieme ad un professionista, come ad esempio uno psicologo dello sport, un programma di esercizi di allenamento per migliore le proprie capacità di attenzione.
Ad esempio vi sono arbitri abili nel mantenere una buona attenzione globale nel corso della partita a ciò che accade nel complesso (esterna/ampia), ma che possono trovare difficoltà nel maneggiare la capacità di concentrarsi ed auto-motivarsi in seguito ad una contestazione che mette in dubbio la propria decisione (interna/ristretta). In questo caso potrebbe essere utile aumentare la capacità di cambiare rapidamente ed efficacemente sia direzione sia ampiezza.
Altro esempio potrebbe essere un arbitro che ha la capacità di focalizzarsi bene in caso di situazioni specifiche (rigori, punizioni, provvedimenti disciplinari, quindi attenzione esterna/ristretta) ma che fa fatica a prestare attenzione ad aspetti del gioco lontani da sé o dal punto di azione, ma comunque importanti (ciò che accade in panchina o nella consultazione rapida di un guardalinee che si trova dall’altro lato del campo, quindi attenzione esterna/ampia). In questo caso siamo di fronte alla necessità di allenare la capacità di spostamento del focus da ristretto ad ampio, acquisendo l’abilità a prestare attenzione a più stimoli contemporaneamente.
Esistono degli esercizi specifici per allenare l’attenzione: la visualizzazione, le auto-verbalizzazioni, esercizi di spostamento del focus attentivo ed altri ancora. Tali pratiche possono essere svolte sia in situazione (allenamento e preparazione fisica) sia in “differita” (a casa o in sezione con altri colleghi). È sempre utile ricordare che la supervisione di uno specialista può apportare benefici sia nell’apprendimento di tali  tecniche specifiche sia nel corretto svolgimento delle stesse. Da non dimenticare inoltre che questo tipo di allenamento, al pari degli altri (fisico, tecnico e tattico) da i suoi frutti solo se praticato continuativamente per un discreto lasso di tempo: non esistono formule magiche e non si migliora in pochi giorni, ma con costanza e applicazione.