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mercoledì 23 febbraio 2011

Auguri ad Alfredo Martini

Un breve stralcio di una bella intervista al grande ex commissario tecnico (I novant'anni di Alfredo Martini, di Gianni Mura - La Repubblica).
Martini partecipa alla Resistenza col gruppo del comandante Aligi, già tenente dell'esercito, attivo sul monte Porello e nel '47 sposa Elda. Ma al padre di lei, come si usava, si era già presentato nel '43. "Non scorderò mai quello che mi disse: noi non abbiamo nulla, abbiamo solo la dignità, alla quale teniamo molto. Lei si regoli di conseguenza". E lui si regolò di conseguenza, come sempre, perché la dignità gli ha sempre tenuto compagnia. Volete sentirlo parlare di doping? "Il doping ti toglie la dignità, è un gesto di vigliaccheria. Si possono guadagnare tanti soldi, ma sporchi, e poi si pagano con gli interessi. Lo pensavo già ai miei tempi, quando giravano simpamina e stenamina. Davano uno e toglievano due, nel senso che un pochino più forte andavi, ma ti passava l'appetito e non dormivi. E allora bisogna allenarsi bene, saper soffrire, voler soffrire. Sono felice di aver scelto il ciclismo, con la sofferenza che comporta, ma non è che i miei compagni alla catena di montaggio soffrissero di meno. Noi giravamo l'Italia, l'Europa, vedevamo posti, conoscevamo persone. Mi reputo un fortunato. Da corridore andavo a letto alle 9 di sera, già le 10 erano un mezzo stravizio, ma nel ciclismo solo la condizione atletica ti tiene a galla, non è come il calcio dove un fuoriclasse con due tocchi può risolvere la partita. Nel ciclismo se non hai gambe perdi le ruote del gruppo. Più del sangue arricchito, servono un corpo sano e una mente fresca".
Gli spagnoli lo definirebbero un hombre vertical, gli inglesi un gentleman, i francesi un grand seigneur. Gli italiani possono scegliere. Uno che ha vissuto con la schiena dritta, una bella persona. Lo definirei un uomo-borraccia, uno che quando serve c'è ed è bello sapere che ci sia.

domenica 20 febbraio 2011

Arbitri e abilità psicologiche: il parere di Cei

Secondo Alberto Cei, uno dei più rilevanti studiosi della psicologia dello sport in Italia, ci sono tre aspetti importanti da tenere in considerazione quando si parla di arbitri: i requisiti principali da possedere, le caratteristiche psicologiche e cognitive e il mental training.
Relativamente al primo, Cei sottolinea come ogni decisione di un arbitro deve rispondere ai seguenti cinque requisiti:
- dimostrare competenza tecnica
- dimostrare indipendenza di valutazione
- essere volta a farsi accettare
- essere sostenuta dalla forma fisica
- essere volta a prevedere lo sviluppo dell'azione
Per quello che riguarda le caratteristiche psicologiche e cognitive le abilità individuate sono principalmente:
- la capacità di controllo dell'ansia
- la capacità di analisi dell informazioni (escludere le irrilevanti, sapere cosa osservare e utilizzare l'anticipazione)
Infine, relativamente al mental training Cei ricorda come l'utilizzo dell'allenamento ideomotorio, ovvero la ripetizione mentale di determinate fasi di gioco come se stessero avvenendo in quel preciso momento, sia utile per evidenziare errori commessi o per correggerli mentalmente. Inoltre aggiunge come sia possibile migliorare la direzione (verso sé o l'esterno) e la selettività (ampia o ristretta) della propria attività mentale in base alle richieste dell'ambiente.
Per chi fosse interessato rimando al link dell'articolo completo, molto utile ed efficace nella sua brevità.

giovedì 17 febbraio 2011

L'utilizzo del cardiofrequenzimetro come rinforzo informativo

In molti sport si utilizza, sia in allenamento, sia in gara per chi compete, il cardiofrequenzimetro. Il ruolo che questo strumento esercita sull'andamento della preparazione, sia fisica, sia psicologica è molto importante. Vediamo la funzione che svolge da un punto di vista della teoria dell'apprendimento: le informazioni che attraverso il cardio vengono rimandate all'atleta fungono da rinforzo informativo; ciò significa che danno un significato numerico, e quindi oggettivo, all'atleta di ciò che fino a prima aveva solo un significato soggettivo, ovvero mediato dall'interpretazione che ognuno di noi dà delle proprie prestazioni influenzato da molte variabili (stato d'animo, stanchezza, pensieri distraenti etc.). Il cardiofrequenzimetro, attraverso i numerosi software che lo accompagnano per l'elaborazione statistica dei dati registrati, permette dunque a chi fa sport di avere un'informazione sulla prestazione e di paragonare in maniera oggettiva diverse prestazioni e diversi rendimenti. Ciò è un indubbio aiuto nella pianificazione degli obiettivi, nella misurazione degli stessi e nella riprogrammazione in base a quelli già raggiunti. Per essere comprensibili: non è lo stesso comparare una performance ad un altra in maniera soggettiva (ad es. oggi rispetto a ieri ho sentito meno fatica a livello cardiaca) rispetto a farlo in modo misurabile (ad es. oggi ho avuto una media di centoventi battiti, rispetto a ieri che ne avevo centoventicinque).

domenica 13 febbraio 2011

Jungle Speed come strumento di allenamento per le abilità psicologiche dell'arbitro


Parliamo ancora di arbitri. Ci sono almeno due abilità psicologiche fondamentali di cui deve essere in possesso un buon "fischietto":

- la capacità di prendere decisioni in brevissimo tempo (ad es. tempo di reazione prima del fischio/non fischio)
- la capacità di discriminare fra stimoli simili ma diversi (ad es. un intervento che sembra fallo ma non lo è o viceversa)
Si possono utilizzare vari strumenti creati ad hoc per allenare queste abilità, ma un modo semplice, divertente e alla portata anche dei più giovani (oltreché economico) può essere fare una partita con gli amici ad un gioco di società che si chiama Jungle Speed.
Lo svolgimento di questo simpatico e dinamico gioco prevede che ogni partecipante scopra una carta alla volta seguendo un ordine predefinito e che quando due carte sul tavolo sono uguali i giocatori che l'hanno tirata entrino in "sfida": questo vuol dire che si instaura una gara fra i due per prendere il "totem" al centro del tavolo. Vince il più veloce: ciò significa che chi è più rapido nell'accorgersi dell'uguaglianza deve agire per afferrare il "totem" (qui stiamo allenando la capacità di presa di decisione, o decision making, in tempi brevi).
Inoltre molte carte sono diverse ma simili fra loro, differendo solo per alcuni piccoli particolari. Questo fa sì che i segnali stimolo richiedano ai giocatori una notevole capacità di concentrazione per discriminare quando vi è uguaglianza o meno fra le carte (qui stiamo allenando l'altra capacità).
Questo gioco di società rappresenta dunque un valido strumento "casalingo" per lavorare su alcuni aspetti fondamentali per un buon arbitro che abbia voglia di crescere dal punto di vista delle abilità psicologiche.
In realtà vi sarebbe anche un'altro pregio di questo gioco, relativo alla capacità di alternare il focus attentivo, ovvero la capacità di spostare l'attenzione da un aspetto ad un altro, cosa importantissima per un arbitro che deve saper allargare o restringere il suo campo di attenzione a seconda del momento di gioco. Se qualcuno ha mai giocato a Jungle Speed saprebbe dirmi qual'è la regola che "lavora" su questo?

sabato 12 febbraio 2011

Matteo Trefoloni: un arbitro "psicologo"

In occasione di una serata presso l'AIA di Carrara l'ex arbitro internazionale Matteo Trefoloni ha svolto una breve lezione sulla "lettura" della gara. Ha sottolineato diversi aspetti fra cui alcuni prettamente psicologici come ad esempio:
- l'importanza della preparazione psicologica nei giorni precedenti
- l'effetto dello stress (inteso come attivazione psicologica) nella presa di decisione
- l'abilità nel sapere anticipare lo svolgimento dell'azione in base a segnali stimolo discriminatori (stop sbagliato, azione di contropiede, etc.)
- l'importanza del "dialogo interno" nell'anticipazione dell'intervento
Tutti questi aspetti sono strategici per la crescita di un arbitro da un punto di vista della cosiddetta "personalità" (termine improprio con cui si è soliti definire la stabilità e l'equlibrio psicologico utili nel decision making e nel coping, o fronteggiamento, degli eventi).
Tutte queste capacità ed abilità psicologiche, come qualsiasi altro comportamento motorio o fisico, possono essere apprese ed allenate attraverso programmi di preparazione psicologica mirati ad aumentarle e potenziarle.

Il Mallorca al Camp Nou: il fenomeno dell'impotenza appresa

Questo episodio mi è stato raccontato da Alexandre Garcia Mas, psicologo del Mallorca nelle stagioni 1992-1994. La squadra di calcio delle Baleari, buon gruppo ma con presenze altalenanti fra la serie A e B spagnole, si presenta a giocare a Barcellona al Camp Nou di Cruijff. L'atteggiamento che la squadra catalana tiene nei confronti degli ospiti è esemplare per comprendere il fenomeno psicologico dell'impotenza appresa.
Per iniziare il pullman del Mallorca viene scortato dalla polizia per tutto il tragitto dall'aereoporto allo stadio (cosa inusuale in Spagna, dove la violenza e le protezioni per i giocatori sono molto minori che in Italia); giunti a destinazione i giocatori entrano nel parcheggio del Camp Nou dove vedono tutte le automobili dei giocatori del Barça (bolidi super potenti tipo Ferrari e Porsche, mentre loro sono abituati a guidare auto di marche minori); in seguito, prima di accedere agli spogliatoi, vedono le mogli e fidanzate dei calciatori in attesa di entrare (tutte modelle o donne bellissime); infine sono condotti, per entrare, al lunghissimo e profondo tunnel sotterraneo che porta agli spogliatoi (descritto quasi come una discesa agli inferi). Le stanze in cui cambiarsi sono grandissime e silenziosissime ed al posto del solito buffet con caffè e succhi di frutta, abituati a trovare come segno di ospitalità, si presenta un cameriere in livrea per prendere le ordinazioni. Dopo pochi secondi - stoccata finale - arriva un custode impeccabile che informa la squadra del Mallorca che, per chi ne avesse bisogno, la cappella dello stadio è aperta.
Possiamo immaginare come si debbano essere sentiti psicologicamente i giocatori della squadra ospite. In questo caso possiamo parlare di impotenza appresa, ovvero un'estrema incapacità di automotivarsi  e un atteggiamento che comporta una tendenza a considerare in partenza insormontabile qualsiasi difficoltà. L'assenza di tale dimensione può generare la tendenza alla rassegnazione e alla passività intaccando in modo determinante il grado di autostima che è fondamentale per il benessere psicologico.