“Preferisco essere il sacco della boxe, colpito da tutti i codardi riuniti”. Queste sono le ultime dichiarazioni di Special One… non male, vero? Vi sarete sicuramente chiesti perché Mourinho ha come obiettivo principale quello di farsi odiare da tutti, no? (o perlomeno da tutti coloro che non tifano per la squadra che allena).
Bene, questo fenomeno può tranquillamente ascriversi alla teoria dell'Identità Sociale. Vediamo i meccanismi che la contraddistinguono:
- nell’essere umano è spontanea la tendenza a costituire gruppi, a sentirsene parte ed a distinguere il proprio gruppo di appartenenza (ingroup) da quelli di non-appartenenza (outgroup)
- l'individuo costruisce "categorie" funzionalmente discriminanti di appartenenza, basate su fattori di vario tipo (età, genere sessuale, posizione sociale o lavorativa, religione, appartenenza politica, tifo per una squadra di calcio, etc.)
- l'individuo confronta continuamente il proprio ingroup con l'outgroup di riferimento; il proprio gruppo viene implicitamente considerato "migliore" rispetto agli "altri", che vengono metodicamente svalutati o confrontati in chiave critica. Da questo processo può derivare che parte della propria autostima individuale sia dovuta alla percezione di "superiorità" del proprio ingroup rispetto agli outgroups di riferimento, e questo fenomeno può quindi portare alla continua ricerca di occasioni di "confronto sociale" (esempio, quando Mou si paragona agli altri allenatori con arroganza, senso di superiorità, etc.)
- le varie appartenenze ai diversi gruppi forniscono la base psicologica per la costruzione della propria identità sociale
Di fondo il risultato è che il suo gruppo si sente forte e coeso perché ha come obiettivo dimostrare agli altri di essere migliore.
Per non contare come lo special one utilizzi la sua presenza mediatica per accentrare su di sè l'attenzione dei media anzichè sul fatto tecnico o sulle beghe dello spogliatoio.
RispondiEliminaSi veda inter di Mancini VS inter di Mourinho!
Grazie dot!
Frenghe
Bravo Frenghe... ci hai visto giusto! Buona osservazione!
RispondiEliminaMa quindi un gruppo che per sentirsi "forte e coeso" necessita di un Leader forte, carismatico ed esuberante, sempre alla ricerca del confronto sociale, come Mourinho non rischia di fatto di perdere la forza individuale, le peculiarità, la personalità dei singoli appartenenti al gruppo che, forse, stenterebbero ad emergere? Un fuoriclasse, come vive in un gruppo del genere?
RispondiEliminaLa domanda è buona... diciamo che, probabilmente, Mou ha questo atteggiamento soprattutto verso l'esterno. All'interno del gruppo posso ipotizzare, non conoscendo dal di dentro la situazione, che esistano anche altri leader oltre a quello carismatico come indubbiamente è Mourinho. Non è detto che un "fuoriclasse" non abbia il giusto spazio se si strutturasse il gruppo in maniera da avere un leader per ogni area (leader relazionale, leader tecnico, leader carismatico etc.).
RispondiEliminaGrazie del tuo apporto!
Complimenti per l'articolo e per il tuo lavoro in generale,in un'ambito che mi appasiona (quello calcistico)
RispondiEliminaTrovo che le considerazioni siano assolutamente azzeccate,vorrei chiederti se è giusto ipotizzare che questo ruolo giocato da Mou abbia avuto ancora più efficacia ed effetto nella fattispecie del gruppo Inter, società evidentemente più debole dal punto di vista mediatico nei confronti della diretta rivale (la quale gode dell'appogio dei media della stessa proprietà).
Vorrei sapere se questo puó aver favorito il lavoro di rafforzamento dell'ingroup nel senso di sentirsi "soli, ma forti contro tutti".
Grazie,
ciao
Nicoló Massironi
Credo proprio di sì. Quello che dici del sentirsi "soli, ma forti contro tutti" è tipico dei "piccoli" gruppi versus i "grandi" gruppi. In questo caso l'Inter di Mou poteva essere considerata la Società debole rispetto al Milan: creare un forte senso di identità lo ha aiutato a "resistere" meglio. Grazie dell'osservazione e della buona domanda!
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